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Anfiteatro Flavio
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Contattaci al 335 621 1058
Oppure scrivici a: info@laterradeimiti.it
Il monumento è considerato il terzo anfiteatro d’epoca romana più grande d’Italia dopo il Colosseo e quello di Capua.
I suoi tre livelli di gradinate permettevano di ospitare fino a 40.000 spettatori per assistere ai giochi con i gladiatori e alle venationes, le lotte tra gladiatori e bestie feroci che si svolgevano nell’arena. Durante le persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani, nel 305 vi furono imprigionati San Gennaro e San Procolo per essere condannati ad essere sbranati dalle belve (damnatio ad bestias). La leggenda vuole che San Gennaro e i suoi compagni furono risparmiati al martirio che si concluse con la loro decapitazione presso il vulcano Solfatara.
I sotterranei dell’anfiteatro sono perfettamente conservati e favoriscono il visitatore a comprendere il funzionamento del sistema di sollevamento delle gabbie che trasportavano le belve sull’arena.
Il viaggio nel Tempo è un itinerario didattico che conduce gli studenti alla scoperta dell'antica Puteoli, dal luogo dove fu fondata la colonia nel 194 a.C., ai siti dedicati al commercio e allo svago frequentati da cittadini appartenenti a diverse culture e etnie del Mediterraneo.
Gli studenti potranno scoprire le azioni di Apione nella sua mansione di manovratore del velarium, la copertura che si stendeva sulle gradinate dell’Anfiteatro di Pozzuoli, operazione esercitata proprio dai marinai di Miseno in occasione di spettacoli gladiatori.
Il monumento è considerato il terzo anfiteatro d’epoca romana più grande d’Italia dopo il Colosseo e quello di Capua.
I suoi tre livelli di gradinate permettevano di ospitare fino a 40.000 spettatori per assistere ai giochi con i gladiatori e alle venationes, le lotte tra gladiatori e bestie feroci che si svolgevano nell’arena. Durante le persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani, nel 305 vi furono imprigionati San Gennaro e San Procolo per essere condannati ad essere sbranati dalle belve (damnatio ad bestias). La leggenda vuole che San Gennaro e i suoi compagni furono risparmiati al martirio che si concluse con la loro decapitazione presso il vulcano Solfatara.
I sotterranei dell’anfiteatro sono perfettamente conservati e favoriscono il visitatore a comprendere il funzionamento del sistema di sollevamento delle gabbie che trasportavano le belve sull’arena.
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